Inclusione, diversità, accessibilità: ne hanno parlato insieme agli alunni e alunne del doposcuola della Scuola Primaria Zorutti di Udine William Del Negro e Annalisa Noacco il 18 febbraio 2021. Un’intervista doppia ai soci fondatori di #IOCIVADO che dalla nascita sono affetti da una disabilità fisica e che hanno raccontato la propria esperienza ai bambini, rispondendo alle loro curiosità e affrontando anche tematiche quali inclusione e limiti visti come opportunità.
Ci piacerebbe prima di tutto sapere qualcosa di voi.
Annalisa: “Io mi chiamo Annalisa, ho 33 anni e sono sulla sedia a rotelle perchè sono nata con la spina bifida”.
William: “Io mi chiamo William, ho quasi 45 anni, sono affetto da nanismo e sono alto un metro e venti”.
Da che età hai iniziato ad usare la carrozzina?
Annalisa: “La uso da quando ho 2 o 3 anni, ho cominciato subito dopo il passeggino, però fino ai 7 anni ho alternato anche stampelle e tutori. Poi è diventato troppo faticoso indossarli e quindi ho usato esclusivamente la sedia a rotelle. I tutori di una volta erano diversi da quelli di adesso: più pesanti e difficili da utilizzare. Ora, invece, sono più sofisticati perché ci sono anche dei piccoli motori che aiutano e sostengono il movimento. Quando ero piccola io non era così”.
Quando eri un bambino eri sempre più piccolo degli altri?
William: “Quando io ero un bambino ero solo più piccolo di qualche centimetro e si notava di meno, crescendo si è accentuata la differenza”.
Le altre persone ti hanno mai aiutato? E gli altri bambini quando eravate a scuola? E come?
Annalisa: “Sì tutti, in modi diversi. Anche quando ero piccola i miei amici mi aiutavano”.
William: “Se chiedo, ricevo sempre aiuto. Per esempio, quando ci sono dei prodotti troppo in alto al supermercato oppure quando ci sono degli scalini troppo alti, come ad esempio sui mezzi pubblici. Anche quando non ho il mio bastoncino estensibile oppure devo suonare un citofono cos’ come quando vado in ascensore”.
La tua scuola e l’Università erano attrezzate per accogliervi?
Annalisa: “No. Mio papà faceva il falegname e ha dovuto costruire una pedana per farmi entrare nell’edificio della scuola. All’Università ho dovuto scrivere al Rettore, visto che per seguire una lezione dovevo scendere nei sotterranei, ma mancava la rampa. Inizialmente mi è stato detto di seguire la lezione online perchè in passato era stato fatto così e nessuno si era opposto. Ma non mi sembrava corretto: ho fatto sapere che se non avessero messo la rampa avrei scritto ai giornali. In poco tempo il problema si è risolto”.
Parliamo della vostra vita adesso. Che lavoro fate e come fate a lavorare?
Annalisa e William: “Abbiamo fondato insieme ad una nostra amica Willeasy, una startup che si occupa di trovare un sistema per segnalare quali posti sono accessibili”.
Avete degli hobby?
Annalisa: “Ne ho molti: cantare, suonare il piano e nuotare. Canto in un coro Gospel da 13 anni. In un viaggio in Australia ho conosciuto una ragazza che faceva parte di questo gruppo e me ne ha parlato. L’ho rivista casualmente dopo un po’ di tempo qui a Udine e ho iniziato a cantare anche io. La sala prove si trovava al terzo piano e mi dovevano portare su per le scale, ma io non ho mollato”.
William: “Io ho preso il brevetto di pilota: ho adattato il comando mettendoci dei pulsanti che mi permettono di guidare. Mi piace anche la fotografia”.
È stato divertente fare parapendio? Come sei riuscita a farlo?
Annalisa “Sì, moltissimo. Mi hanno parlato di un istruttore che aveva sperimentato una sedia particolare per volare: ho voluto provarla io per la prima volta”.
Come hai imparato a nuotare e come si svolge la tua giornata in piscina?
Annalisa: “Nuoto da 30 anni, ho iniziato quando ne avevo 3. Mi posso muovere solo con le braccia, ed è difficile perché rischio di andare a fondo. Visto un problema di circolazione, posso fare nuoto solo in quelle piscine in cui la temperatura dell’acqua è tiepida. Inoltre, per entrare ho bisogno del sollevatore mentre quando mi cambio ho necessità che negli spogliatoi ci sia un lettino. In una piscina, ho dovuto chiedere io al Comune che venisse installato. In questo modo la piscina è diventata accessibile a tutti”.
Come vi muovete ogni giorno? La vostra macchina è personalizzata? Come fate a guidarla?
Annalisa e William: “La nostra macchina è modificata: non usiamo i pedali ma l’acceleratore e il freno sono installati sul volante come pulsanti. Nel caso di Annalisa c’è anche un sollevatore per la carrozzina, che viene messa all’interno di una baule posizionato sopra il tetto della macchina”.
Potete muovervi da soli o con i mezzi pubblici?
Annalisa: “È molto difficile. Non tutte le stazioni sono attrezzate: in Italia solo 330 su 2200 offrono l’assistenza ai disabili. A volte devo partire e tornare il giorno prima o il giorno dopo. Il paradosso è che l’assistenza ai disabili è garantita solo ad una persona sul treno, quindi quando io e William viaggiamo insieme diretti alla stessa destinazione dobbiamo prendere treni diversi. Inoltre, trovo assurdo che in alcune stazioni come in quella di Udine devo passare sui binari per raggiungere alcuni treni in partenza”.
William: “Qui non va molto bene, in molti Paesi di lingua inglese è molto meglio”.
Avete mai viaggiato da soli? Come si sono svolti i vostri viaggi? Avete avuto delle difficoltà? Se si quali?
Annalisa: “Il luogo in cui mi sono trovata meglio è stato l’Australia, e in generale sono sempre riuscita a muovermi abbastanza facilmente in tutti i Paesi anglofoni europei. Viaggiare in Italia, invece, è sempre molto difficile”.
William: “Io da solo sono stato in Scozia. Ho viaggiato però sempre molto in compagnia, perché mi piace di più, soprattutto nei Paesi anglofoni e in Egitto. Proprio in Egitto ho provato l’esperienza di essere l’unico non disabile: i cunicoli delle piramidi sono molto bassi, ovvero un metro e trenta, e sono stato l’unico che poteva camminare normalmente. Tutti gli altri invece dovevano piegarsi. Mi sono recato anche in Scozia per un corso di lingua e ho scelto di stare in una famiglia nel caso in cui avessi avuto bisogno di aiuto. Ho chiesto al padrone di casa informazioni sui mezzi e come avrei fatto a muovermi. Lui è rimasto stupito della mia domanda: in Scozia tutti gli autobus e treni sono dotati di pedane e una domanda come la mia per lui risultava incomprensibile. New York, invece, rimane ancora poco accessibile per chi ha disabilità”.
Quanto tempo hai impiegato per diventare autonoma e che percorso hai fatto?
Annalisa: “Mi sono sentita veramente autonoma a 25 anni, quando sono andata via di casa. Il percorso però è stato lungo, è durato anni: sono stata seguita dall’Istituto Gervasutta attraverso del personale specializzato. Degli infermieri settimanalmente mi aiutavano a capire come potevo fare delle cose per me difficili, da sola. Non saprei dire per quanti anni di preciso, so che è stato molto tempo perché ho seguito queste sedute per tutta l’adolescenza e, più o meno, fino ai 20 anni”.
Hai delle difficoltà a scrivere? Se sì, come fai?
William: “Questa è una domanda che mi fanno tante persone perchè a me manca un osso del dito. È una domanda a cui però non so rispondere, perchè, come scrivete voi, scrivo anche io. Potrei anche io chiedervi «E voi come fate a scrivere?». Mi viene semplicemente naturale, non ho una tecnica particolare”.
Una curiosità: hai mai incontrato la persona più alta del mondo, William?
William: ”Non l’ho incontrato di persona, ma l’ho visto a Londra al Museo delle cere. Ho anche una foto con la statua”.
Ti piace la tua vita?
Annalisa: “Sì, mi piace moltissimo, però c’è stato un periodo molto complicato”.
William: “Sì, non mi sono mai abbattuto. Vivo a modo mio”.
Un particolare ringraziamento alle insegnanti del doposcuola organizzato dalla Cooperativa Aracon, che hanno reso possibile questo dialogo intergenerazionale, che ha dato vita a molti spunti di riflessione, mettendo in luce l’importanza del pensiero inclusivo sin dall’infanzia, sia a scuola che in famiglia.
Vuoi saperne di più sulla giornata?
Diversità e inclusione: incontro con gli studenti della Scuola Primaria Zorutti di Udine
Pingback: Diversità e inclusione: incontro con gli studenti della Scuola Primaria Zorutti di Udine - #IOCIVADO
Pingback: 5 anni di Bando Welfare - Le voci del cambiamento - #IOCIVADO