Come e quanto lo sport può essere un aspetto importante per l’inclusione sociale e la motivazione personale?
In occasione della Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace, che si celebra il 6 aprile in tutto il mondo, abbiamo intervistato e fatto alcune considerazioni a riguardo insieme al nuotatore Salvatore Cimmino ideatore del progetto “A nuoto per i mari del Globo per un Mondo senza barriere e senza frontiere“.
Originario di Torre Annunziata e trapiantato a Roma, ha subito l’amputazione di una gamba a metà del femore per un osteosarcoma quando aveva 15 anni e si è avvicinato al nuoto a 41 per questioni fisioterapiche. Grazie alle sue doti sportive e umane, porta avanti temi centrali quali l’inclusione e l’importanza dell’abbattimento delle barriere architettoniche e sociali attraverso il suo progetto, percorrendo lunghe distanze a nuoto nei mari del pianeta intero.
Secondo Cimmino, “lo sport diventa un momento di evasione dal quotidiano, di grande stimolo per migliorare nel corpo e nella mente e prende una connotazione assolutamente positiva, dove la fatica diventa stimolo per continuare sempre di più a raggiungere i propri risultati”.
Cosa succede quando le strutture non sono accessibili e prima di poter godere di tutto questo ci si deve scontrare con i muri che sono ancora presenti nella società odierna?
“Spesso l’aspetto negativo che ci si trova davanti è l’assenza di quella inclusione che dovrebbe esserci in primis dalle istituzioni e che potrebbe permettere da subito di vivere in modo positivo ed estremamente semplice lo sport e, nello specifico, l’impianto sportivo. Questa mancanza e sordità da parte delle istituzioni genera in molte persone con disabilità uno stato di rabbia”, ci spiega l’atleta.
Sono perciò fondamentali diversi tipi di iniziative, come, per esempio, “A nuoto nei Mari del Globo”, che vuole contribuire ad abbattere proprio queste barriere che impediscono una reale integrazione e che ha raggiunto una grande diffusione mediatica, portando la questione agli occhi dell’opinione pubblica.
Da un lato la società non sembra ancora matura per tutto questo, dall’altro è anche vero, però, che un atteggiamento propositivo della persona con disabilità che si ponga con apertura verso il mondo e che esponga quali sono le sue esigenze è un aspetto fondamentale. Un pensiero positivo e di inclusione generalizzata permette, infatti, un dialogo tra chi fa conoscere i propri bisogni e chi si occupa che vengano soddisfatti.
Nel caso degli impianti sportivi, per esempio, questi non sono adeguatamente pronti ad accogliere ogni esigenza proprio perché, in primo luogo, non sono chiare tutte le necessità delle persone. Esporre le proprie esigenze, in generale, rappresenta una grande opportunità sia per la struttura che per la persona che viene accolta. Può, infatti, così trovare ciò di cui ha bisogno per vivere al meglio la propria esperienza di sport e, a livello generale, di vita.
Sull’ascolto reciproco, su cui c’è ancora molto da fare, si sono registrati però già alcuni passi, grazie anche a persone come Salvatore che si sono prodigate per poter dar voce alle proprie esigenze. Si tratta di un percorso di cui non sempre si sente sempre parlare e che non deve arrestare la sua corsa. Manifestare liberamente le proprie necessità con il fine di trovare una soluzione rappresenta un tassello fondamentale per la cultura dell’accessibilità e dell’inclusione.
Lo sport rappresenta un momento di svago, crescita e libertà per tutti, senza nessuna distinzione nell’abilità di chi lo pratica. Lo sport è anche un potente strumento per veicolare dei messaggi positivi. Nello sport, come nella vita, infatti, ottenere dei risultati comporta impegno, tenacia e voglia di non arrendersi, nella convinzione di tagliare il traguardo con successo.